3 nov 2013

Public Service Broadcasting

Era la metà degli anni Ottanta e 19 del britannico Paul Hardcastle scalava le chart musicali americane ed europee
La cosa, a ben pensarci, desta ancora oggi impressione se si considera che l'argomento del pezzo era la tragedia del Vietnam (il refrain del pezzo recitava: "Nella seconda Guerra mondiale l'età media dei soldati era di ventisei anni. In Vietnam era di diciannove"). Ma del resto quello era il periodo in cui del conflitto americano nel Sud-Est asiatico e delle sue conseguenze morali e civili si parlava molto, anche grazie al successo di film come Apocalypse NowRambo, Full Metal Jacket, Platoon e Hamburger Hill, e l'immaginario collettivo era pervaso da una forte sensibilità sul tema.


Ma - ed ecco la cosa più importante - oggi un pezzo come quello di Hardcastle - esponente di punta, tra l'altro, del cosiddetto Smooth Jazz - non solo non troverebbe posto nelle classifiche mainstream, ma sarebbe considerato a tal punto sperimentale ed "estremo" da finire al massimo relegato in qualche programmazione radiofonica di tarda seconda serata, ben oltre le 11 di sera.



E' per questo che attualmente risulta difficile incappare in gruppi come i Public Service Broadcasting che, come faceva Hardcastle, puntano a miscelare sonorità elettroniche con campionamenti tratti dagli speech di notiziari, documentari e film propagandistici della televisione pubblica.


Accoppiata londinese, formatasi poco prima del 2010, i Public Service Broadcasting compongono ed eseguono una musica fascinosa, impressionistica e "visiva", che ricorda quella proto-digitale dei Kraftwerk, dei Tangerine Dream, degli Orchestral Manoeuvres in the Dark e dei primi Depeche Mode.



Una bella scoperta, insomma.


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