23 feb 2008

They Live

Effettivamente, memori delle visioni anni Cinquanta e del post-modernismo omaggiante di John Carpenter, certe somiglianze concettuali risultano inquietanti (grazie, Enrico...).

Questo è un alieno kol tratto dal capolavoro di Oesterheld e Lòpez L'Eternauta:




Questi sono Maurizio Belpietro e Co.:



Impressionante...


A proposito: ho avuto l'onore di conoscere Solano Lòpez.
Prima o poi su queste pagine e su quelle di Comicus.it il resoconto di alcune belle chiacchierate col maestro del fumetto argentino.

21 feb 2008

Strontium Dog


Esistono persone che invidio profondamente. Perché non possiedono il minimo senso del pudore e della vergogna.

Un paio di settimane fa, nel corso del talk show Anno Zero, il fisico premio Nobel Carlo Rubbia spiega i motivi per i quali all'Italia non converrebbe riaprire le porte all'energia nucleare.

Rubbia non si inerpica in voli pindarici, bada al concreto, tenta di elencare le ragioni logiche e sostanziali.

Rubbia è un fisico, Rubbia è un premio Nobel, si presuppone che Rubbia sappia spaccare in quattro un protone o un elettrone così come noi, a casa, carichiamo e avvitiamo una macchinetta del caffè.

Se uno come Rubbia ci spiegasse certe cose ce ne stremmo zitti. Se avessimo delle perplessità, gliele faremmo presenti con educazione, intavolando, magari, una civile conversazione.


Invece ad Anno Zero è presente anche Maurizio Belpietro, direttore del settimanale Panorama.

Rubbia, fogli in mano, cerca di ragionare con un'educazione che fa quasi tenerezza e Belpietro - un signor nessuno che funge da Terminator al soldo di Skynet-Berlusconi -lo tratta con aria di sufficienza, con arroganza nient'affatto dissimulata, facendo smorfiette di derisione e sventolando la bandiera del pro-nucleare.

Uno scribacchino contro un premio Nobel, un lacché contro un uomo di ricerca.

A Belpietro dedico il calembour che informa questo post: You're just a ridicolous strontium dog....

18 feb 2008

Amsterdamned


Il primo cittadino di Amsterdam intende ridimensionare il quartiere a luci rosse della capitale olandese.

Levate di scudi in tutto il mondo per la difesa delle prostitute e del loro diritto a esercitare esponendosi in vetrina.

Il primo cittadino di Amsterdam intende ridimensionare il commercio di droghe leggere nei coffee shop della capitale dei Paesi Bassi.

Levate di scudi in tutto il mondo per difendere il diritto dei turisti di andare a farsi una canna in un Paese dove sia legale intorzarsi di fumo.

Diciamo subito che il primo cittadino di Amsterdam ha ragione e tutti gli altri torto marcio.

Il quartiere a luci rosse è un residuato che ha perso qualsiasi senso.
Se negli anni antecedenti la rivoluzione sessuale, delle strade interamente dedicate al sesso libero potevano avere un senso, oggi - nell'epoca del mercato globale, del sesso sempre più regolato dal capitalismo globalizzato, della prostituzione coatta soggetta alle mafie dell'Est Europa - sono fogne a cielo aperto attraversate da un turismo di massa ottuso e circense.

Siete mai stati di recente nel quartiere a luci rosse di Amsterdam? Per dieci minuti vi potrete spanciare di risate - impagabile lo spettacolo delle famigliole italiane che transitano coi carrozini davanti a fontane di forma fallica mentre la prole urla: "Guarda quella, ma'! C'ha tutte le zinne de fori!" -, dopo mezz'ora sentirete il desiderio di tornarvene in albergo a vomitare.

Droghe leggere, poi? Certo, ma solo sulla carta.
Il governo olandese si fa vanto di combattere lo spaccio pesante ma, in realtà, le bustine di ero e di coca si possono acquistare apertamente sulla piazza centrale del Dam.

Per farla breve: il sindaco di Amsterdam si è reso conto che - in un'epoca in cui viaggiano cani e porci, in un'epoca in cui i giovani che si recano nella sua città non sono più hyppie, fricchettoni e individui in cerca di dimensioni interiori differenti quanto piuttosto figli di papà annoiati, scolaresche in gita e sfaccendati
senza arte né parte - bisogna tamponare un andazzo che rischia di diventare deleterio.

Amsterdam oggi è terreno fertile sul quale prosperano le mafie di mezzo mondo.

C'è, però, un politico illuminato che sta indicando una nuova strada, più sana e intelligente - cultura, commercio di alto livello che vada a sostituire i bazar camuffati da negozi di lusso che infestano il centro - da percorrere per il futuro sviluppo cittadino.

Giuliano Ferrara


Giuliano Ferrara si diverte.

Il suo partito anti-aborto è una provocazione intellettualoide che si pone sulle orme delle grandi avanguardie d'inizio Novecento.

Il partito Pro-Life (il cui nome sembra emerso paro paro da una telenovela), con tutta la sua carica polemica e anti-sociale, assomiglia a un'idea marinettiana o a una caustica scesa in campo di una formazione dadaista.

Contrastare Ferrara? Opporsi a un uomo che non ha figli e che ha scambiato l'Italia per l'India (dove si abortisce per impedire la nascita di femmine)?

Certo che si deve: con il suo stesso divertente intento provocatorio.

Le donne hanno tutto il diritto di espellere dal proprio corpo tutti i feti che vogliono e di vederli bruciati negli inceneritori degli ospedali, nel pieno rispetto della legalità.

Le donne devono essere TOTALMENTE padrone del proprio essere naturale e se considerano il feto come un elemento estraneo e fastidioso hanno tutto il diritto di farselo cavare fuori coi ferri o con gli agenti chimici del caso.

Un feto è un fottuto feto, non un bambino.

Un "in bocca al lupo" sincero, Ferrara!
Quello che sei ha già avuto modo di dirtelo - anch'egli in modo provocatorio e avanguardistico - Daniele Luttazzi.